Qualche giorno fa un amico e collega mi ha chiesto: "Ma non eri in Second Life per fare ricerca didattica? Che cosa c'entra la Camera Chiara?"
Ho sorriso e ho pensato che forse è il caso di spiegare a chi ancora non lo sa che cosa mi ha spinto a creare la Camera Chiara, questa splendida comunità di pratica di fotografi in Second Life.
Da diversi anni mi interesso di ricerca didattica ed in particolare di modelli didattici e il modello che ho trovato più convincente è proprio quello della comunità di apprendimento (community of learners, A. Brown, J. Campione), soprattutto oggi che esso si è naturalmente diffuso in tanti ambiti di studio con l’affermarsi e il diffondersi della rete.
Allora perché non metterlo alla prova anche in Second Life?
Questo esperimento è nato per osservare il valore aggiunto, in termini di senso di presenza, che Second Life può dare all’esperienza ormai consolidata delle comunità di apprendimento distribuito in rete.
L'interesse corrente per queste comunità può essere spiegato, in parte, dalla nostra necessità di essere membri di gruppi composti da soggetti simili a noi, nel mio caso fotografi, persone che condividono un insieme di interessi, valori e credenze.
Queste comunità pongono attenzione allo sviluppo di una cultura dell’apprendimento in cui la conoscenza e le abilità sono distribuite fra i membri. Individualmente, ciascuno contribuisce alle attività del gruppo, permettendo al gruppo di realizzare di più di quello che i membri potrebbero fare da soli, con il vantaggio che tutti acquisiscono una più profonda comprensione sia del contenuto che dei processi. I problemi discussi portano a soluzioni condivise (si veda Schon, 1983).
Il gruppo de La Camera Chiara funziona sia come comunità di apprendimento che ha un interesse nella condivisione e compartecipazione del processo collaborativo di apprendimento in un contesto sociale, sia come comunità di pratica (Wenger, 1998) in cui i membri sono attivamente impegnati a comprendere ciò che significa essere fotografi in Second Life attraverso un processo essenzialmente esperienziale e sociale, con la consapevolezza che la comunità diventa un mezzo sia per conoscere sia per esprimere se stessi.
E’ evidente che la collaborazione quasi mai è un dato di partenza. La collaborazione va costruita in termini di modalità, ruoli, lessico. Questo è uno dei punti di difficoltà e di sfida de La Camera Chiara come di qualunque altra comunità.
La Camera Chiara è da vedersi come un “viaggio” nell’apprendimento, un viaggio che richiede la collaborazione, l'esplorazione, la dimensione aperta: non ci sono risultati di apprendimento specifici e predeterminati.
Il risultato già ottenuto è stato il piacere di conoscersi e stare assieme.
Siamo solo all’inizio, tante altre belle cose verranno.
Allora perché non metterlo alla prova anche in Second Life?
Questo esperimento è nato per osservare il valore aggiunto, in termini di senso di presenza, che Second Life può dare all’esperienza ormai consolidata delle comunità di apprendimento distribuito in rete.
L'interesse corrente per queste comunità può essere spiegato, in parte, dalla nostra necessità di essere membri di gruppi composti da soggetti simili a noi, nel mio caso fotografi, persone che condividono un insieme di interessi, valori e credenze.
Queste comunità pongono attenzione allo sviluppo di una cultura dell’apprendimento in cui la conoscenza e le abilità sono distribuite fra i membri. Individualmente, ciascuno contribuisce alle attività del gruppo, permettendo al gruppo di realizzare di più di quello che i membri potrebbero fare da soli, con il vantaggio che tutti acquisiscono una più profonda comprensione sia del contenuto che dei processi. I problemi discussi portano a soluzioni condivise (si veda Schon, 1983).
Il gruppo de La Camera Chiara funziona sia come comunità di apprendimento che ha un interesse nella condivisione e compartecipazione del processo collaborativo di apprendimento in un contesto sociale, sia come comunità di pratica (Wenger, 1998) in cui i membri sono attivamente impegnati a comprendere ciò che significa essere fotografi in Second Life attraverso un processo essenzialmente esperienziale e sociale, con la consapevolezza che la comunità diventa un mezzo sia per conoscere sia per esprimere se stessi.
E’ evidente che la collaborazione quasi mai è un dato di partenza. La collaborazione va costruita in termini di modalità, ruoli, lessico. Questo è uno dei punti di difficoltà e di sfida de La Camera Chiara come di qualunque altra comunità.
La Camera Chiara è da vedersi come un “viaggio” nell’apprendimento, un viaggio che richiede la collaborazione, l'esplorazione, la dimensione aperta: non ci sono risultati di apprendimento specifici e predeterminati.
Il risultato già ottenuto è stato il piacere di conoscersi e stare assieme.
Siamo solo all’inizio, tante altre belle cose verranno.
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